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La tradizione vuole che sciac e trai ("schiaccia" e "lascia lì", nel dialetto dell'estremo levante ligure) sia insieme l'origine del nome e un'indicazione di come si crea questo passito letteralmente unico al mondo.
Gli studiosi, invece, pensano ad etimologie più colte, come Shekar, parola armena che indica il vino offerto a Dio; altri propongono Sakkar, saccarosio. In effetti, è probabile che i greci abbiano portato via mare anche nella Cinque Terre un antichissimo uso di tutti i popoli mediorientali: lasciar passire le uve migliori. Il nettare che ne nasceva era considerato, contemporaneamente, un dono degli dei e per li dei.
Ignari di tutti questi riferimenti classici, gli abitanti dei cinque borghi lo chiamavano Refursà, cioè "rinforzato" dall'appassimento e quando nasceva un bambino gliene preparavano un corredo di fiaschi (allora era questo il recipiente).
È il grande pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, a fine Ottocento, a battezzare, per la prima volta col nome Sciacchetrà questo passito, e a descriverlo perfettamente: "vengono stese al sole le migliori uve per ottenere il rinforzato o Sciaccatrà, che così è chiamato un vino forte quanto il marsala, squisitissimo, un vero liquore da beversi in piccoli bicchieri, color dell'oro più brillante".
Nonostante la sua lunghissima storia questo vino esclusivo delle Cinque Terre, è nato, come DOC, solo nel 1973.
Lo Sciacchetrà nasce dall'appassimento di tre particolari vitigni: bosco (80%), vermentino (15%) e albarola (5%). Il bosco, tipico nelle Cinque Terre, ama il sole, il riverbero del mare. È considerato "un vitigno bianco dall'anima rossa". Da qui, la sua forza un po' selvatica (che gli dà il nome).
Il vermentino, diffuso in tutto il Mediterraneo nord-occidentale, si coltiva da secoli; ben maturato, dà aromi fruttati e floreali.
L'albarola vive bene a quote medio-alte. Della famiglia dei trebbiani, è diffusa nella la Riviera di Levante e nota come bianchetta genovese. Ha grappolo piccolo, acini serrati e un aroma fragrante che aggiunge eleganza ai vini.>
La prima selezione, severissima, è alla raccolta. I grappoli più maturi vengono adagiati, senza sovrapporli, in cassette che dalla vigna vengono traportate e impilate nel fruttaio. Qui si svolge l'appassimento, al buio e senza forzature, governando solo sulla apertura e chiusura delle finestre a seconda della differenza di umidità tra dentro e fuori. L'uva rimane in appassimento per circa due mesi, a seconda delle annate, durante i quali, periodicamente, le cassette vengono controllate, una per una, per scongiurare la formazione di muffe.
L'ultima selezione avviene alla diraspatura, rigorosamente manuale, acino per acino. Poi, sempre a mano, si pigia l'uva, inizia la fermentazione con la macerazione delle bucce per circa otto giorni. Alla svinatura separate le bucce dal mosto-vino, la fermentazione continua sino ad arrestarsi con il raggiungimento di un equilibrio naturale tra zuccheri ed alcol. Prosegue l'affinamento per un anno e mezzo tra acciaio e legno a seconda delle annate.
Uvaggio: Bosco (80%) e Vermentino (20%) - Uve raccolte a metà settembre e mantenute in appassimento in fruttaio fino a dicembre
Alc 14,80 % vol.
Acidita' totale 7,20 g/litro
Zuccheri 130 g/litro
Terreno: SCISTI ARGILLO CALCAREI FRAMMISTI AD ARENARIE ED INCLUSIONI MAGMATICHE A pH NEUTRO.
L’uva appassita ed adeguatamente concentrata viene diraspata e pigiata a mano, introdotta in vasca di fermentazione inox e fatta partire attraverso lieviti indigeni, che solitamente impiegano 4/5 giorni ad attivarsi naturalmente e ad alzare il cappello di vinacce. Seguono 10 giorni di macerazione e fermentazione a 24 – 25 gradi C, dopo i quali avviene la svinatura e la pressatura soffice e molto graduale delle vinacce parzialmente fermentate. La fermentazione prosegue dunque “in bianco” molto lentamente con i classici arresti e riprese fermentative spontanee legate all’andamento termico della stagione.
Prima dell’estate successiva si effettuano un paio di travasi, dopodichè il vino entra nell’ultima fase del suo percorso, smette di fermentare, raggiungendo l’equilibrio tra alcol svolto e zuccheri residui e finalmente nella primavera – estate del secondo anno successivo alla vendemmia viene messo in bottiglia.